Fra le tante “scuole” regionali di freestyle, quella abruzzese-marchigiana ha sicuramente avuto un impatto importante nella breve storia del freestyle italiano, portando alla ribalta alcuni degli mc più forti degli ultimi 20 anni. Kenzie si iscrive sicuramente a questa lista, con tre partecipazioni alla Finale Nazionale del Tecniche Perfette, una vittoria dello stesso contest, due partecipazioni a MTV Spit e il successo in una miriade di altre battle. A cavallo fra due ere diverse del freestyle, Kenzie ha saputo portare uno stile moderno fatto principalmente di attacchi diretti, distinguendosi però dai classici punchliner per l’elevato livello tecnico con cui le costruiva. La sua carriera decennale è un’altra testimonianza di quello che questo rapper ha voluto dare alla disciplina. Abbiamo provato a indagare nel suo passato, presente e futuro per approfondire la carriera di quello che è tuttora uno dei freestyler più titolati in Italia.
Come hai iniziato a fare freestyle?
Il mio primo approccio con la musica è stato il basso, andavo a scuola di musica. Ho due fratelli più grandi, uno dei due aveva iniziato ad ascoltare il rap, quindi ci avevo messo l’orecchio. Poi dei miei amici iniziarono e mi continuavano a proporre di cominciare a farlo. Alla fine mi hanno convinto a iniziare, era il 2003. Ad Ascoli in quel periodo c’era già Claver Gold con la sua vecchia crew che erano già attivi dal punto di vista del freestyle.
Per te è diventata fin da subito una passione?
Diciamo che in poco tempo sono diventato più bravo di persone che lo facevano da un po’ e questo mi ha fatto pensare che potessi essere portato per il freestyle. Inoltre in quegli anni mi divertivo molto con Morbo, ci allenavamo sempre e a volte saltavamo scuola per fare freestyle insieme. Ai tempi era diventato un pensiero fisso, ecco.
Però inizialmente eri più forte tu, no?
(Ride) Morbo è sempre stato super tecnico, già da subito, però sì ai tempi a livelli punchline ero un po’ più forte io.
Cos’è che ha permesso di far nascere una generazione di freestylers così forte fra Marche e Abruzzo secondo te?
Non c’è bisogno di dire che Fabri Fibra è marchigiano, ma Senigallia è distante da Ascoli e su di noi non ha avuto molta influenza questa cosa. Invece, sicuramente Claver e la sua crew, organizzando serate, permettevano che il freestyle si espandesse e che molti iniziassero a farlo. Inoltre, ci dava l’occasione di metterci alla prova, almeno ad Ascoli e dintorni.
E a livello di scrittura, qual è stata la tua evoluzione?
I primi anni ero monotematico, cioè freestyle e basta. Poi più raggiungevo obiettivi nel freestyle, più mi dedicavo alla musica. Cercavo di distaccarmene gradualmente anche perché nel tempo è difficile togliersi l’etichetta del freestyler. A un ex freestyler chiederanno sempre il freestyle alle serate.
Quando hai deciso di smettere con il freestyle?
Dopo la vittoria del Tecniche Perfette. Poi era uscito MTV Spit e il Run2Glory, quindi mi ero fatto ancora qualche battle. Però già dopo il Tecniche avevo deciso di dedicarmi alla musica, anche perché la mia idea è che le sfide passano, le canzoni rimangono.
Però anche alcune sfide rimangono…
Sì, alcune sfide rimangono, però su 50 che ne fai quante? Una, due…
Ma se ti fossi sentito poco abile nella scrittura o nel fare canzoni, avresti continuato a fare freestyle?
Forse sì, ma sempre nell’attesa di crescere sotto quell’altro punto di vista. Ai tempi era strano – nel rap – se facevi canzoni e non sapevi fare freestyle. Invece adesso è il contrario, puoi fare freestyle e non fare le canzoni.
Come hai vissuto le tue esperienze alle finali del Tecniche?
Il primo anno sono arrivato alle finali nazionali nel 2006, l’anno in cui ha vinto July B. Purtroppo di quella serata non ci sono video, perché c’erano state sfide bellissime. Lì persi in semifinale contro Don Diegoh. L’anno dopo persi in finale contro Emis Killa, quando è finita la sfida ero quasi più contento io di lui, nel senso che essere arrivato in finale mi sembrava già un traguardo della madonna. Poi lui era fortissimo. Pensa che a volte ci sentiamo e lui mi dice “ma secondo me dovevi vincere tu” e io gli rispondo “no no, dovevi vincere tu” (risata). Ritornai in finale nazionale due anni dopo e vinsi contro Dari MC, tra l’altro l’unica volta che andai su senza nessun amico.
Lì ti sentivi pronto per vincerlo?
Sisi, anche perché il contesto della finale – soprattutto se sei un novellino – ti rende molto agitato. Non mi scorderò mai Nitro che a quei tempi aveva 16 anni e stava nello spogliatoio tutto zitto, concentrato, non parlava con nessuno. Sono situazioni che se già hai vissuto, ti danno una marcia in più.
Perché hai smesso?
Da lì, ho deciso che sarei andato solo a battle importanti ad invito (ce n’erano pochissime ai tempi). Da vincitore del Tecniche, andare a una battle piccolina, mi avrebbero detto “ma che stai a fa’”. Poi esattamente l’anno dopo che ho vinto, è uscita questa cosa di MTV Spit.
Com’è stata l’esperienza a Spit?
Io ho fatto le prime due edizioni. La mentalità era un po’ diversa ai tempi, andare in televisione a fare freestyle…non veniva vista bene come cosa. Sicuramente faceva un certo effetto stare in un programma con alcuni personaggi storici del rap italiano. L’unica cosa che non ho condiviso della prima edizione è che c’erano sti argomenti super seri su cui fare la battle e avevi proprio paura a fare la battuta. A me contro Moreno diedero come argomento la prostituzione minorile…cioè che cazzo dici su un argomento del genere. Sbagli a fare la battuta e finisce come Gel al 2thebeat. E infatti, per esempio in quella sfida andai male. Il primo anno fu molto criticato dalla scena underground, ma io anche a rivederlo da casa non c’ho visto nulla di male. Anzi finalmente era stata portata davanti a tutti questa cosa del freestyle ed è stato un qualcosa di positivo per tutto il movimento.
Recentemente c’è stata una polemica online riguardante il tema dei giudici. Nelle battle più importanti vengono scelti spesso giudici che c’entrano poco col freestyle o che non lo hanno mai fatto e in quelle più piccole i giudici a volte sono persone a caso. Cosa ne pensi di questa cosa?
La mia opinione è che la giuria debba essere competente, in ogni caso. Poi, per esempio, Mastafive non ha mai fatto sfide di freestyle, però è una persona competente nell’ambito. Se non lo fai, devi essere una persona che sta dentro al giro, che capisce la velocità con cui rigiri la rima e altre skills specifiche. Sicuramente, se sono anche persone navigate nel freestyle, ancora meglio, perché sanno cosa vuol dire farsi 4 ore di treno per fare una battle. Poi ti dico, si sta comunque migliorando, anni fa l’80% delle battle votava il pubblico…sai quante incazzature ti portavi a casa?
Chi, secondo te, si sarebbe meritato un Tecniche e non l’ha mai vinto?
Assolutamente Dank! Nessuno mi può dare torto! Lui, a tema, forse è il freestyler più forte che c’è stato in Italia. L’ho battuto a Spit, ma non era in forma. Ad honorem dovrebbero darglielo proprio. La più famosa è la sfida con Fedez, ma neanche lì è stato il miglior Dank, poteva dare ancora di più.
Cosa ne pensi dei talent? Qualche anno fa ti eri espresso in maniera critica al proposito.
Ai tempi, portare il rap in tv era una cosa molto strana, perché era un genere di nicchia, nostro, nessuno ce lo doveva toccare, questa era l’idea. Sicuramente a livello di mentalità, questa cosa ha portato il rap su una certa direzione. La questione era che in certi talent andavi e facevi la cover… Il problema era il modo in cui veniva interpretato il rap in posti in cui il rap tradizionalmente non si faceva. Ti faccio un esempio: Anastasio a X Factor, non mi è dispiaciuto per niente. Perché Anastasio a ogni live ha portato le SUE strofe. A me non dà fastidio il talent, ma COME viene usato il rap e quando non si rispetta il genere musicale e da dove esso arriva.
Per quanto riguarda la tua musica, in che momento pensi di essere nella tua carriera musicale?
Sicuramente vorrei di più (ride). Non sono uno che pensa alla vecchia, per me Warez è fortissimo, Nitro quando trappa è fortissimo, mi piace anche Vegas Jones. L’etichetta che ogni tanto mi viene affibiata è che io sia uno old school e questa cosa non è vera. Forse il periodo CARATI Crew ha dato quest’input. Anzi, gli ultimi pezzi che ho fatto uscire sono tutti con suoni molto nuovi. Per il resto sto lavorando a un disco che è quasi pronto, ma al 99% finché non finisce questa cosa del Covid non lo tirerò fuori, perché se poi non puoi suonare, non ha senso. Il live è un biglietto da visita per un rapper e cambia il tuo modo di vedere l’artista stesso.
Una delle tue caratteristiche nel freestyle è stata la continuità, a cosa è dovuta questa tua qualità?
Penso che sia dovuta al fatto che ho abbastanza controllo di me stesso. Quando hai una certa esperienza, arrivi al punto che te la vivi bene. E’ successo che prima del “Who is the greatest?” a Roma – un contest importante che vinsi a cui partecipavano Moreno, Shade e in cui sfidai Debbit – dormissi. Poi ultimamente sai già più o meno chi affronterai, perché annunciano prima le teste di serie. In quel caso lì, stai ancora più tranquillo. Sei mentalmente preparato. Ai tempi, invece, tu andavi ai contest e non avevi assolutamente idea di chi ci potesse essere e non conoscevi neanche i nomi dei tuoi avversari. Dovevi essere pronto a qualsiasi cosa.
E lo segui ancora il freestyle, ti guardi le battle?
Sisi, Morbo è un fratello, ci sentiamo spesso. Anche Keso è a un’oretta di macchina.
Non ti è mai venuta voglia di tornare a un Mic Tyson?
Ma sinceramente a volte la voglia mi stuzzica, quindi mai dire mai. Anzi a settembre, a Keso mancava il compagno per partecipare al Tecniche Pezzente in una battle 2vs2 e mi propose di andare con lui, a una settimana di distanza dell’evento. Gli risposi che se me lo avesse detto in anticipo mi sarei allenato seriamente e potevo quasi venire, però a così pochi giorni di distanza ho dovuto declinare.
Ma allora la notizia è che sei aperto a un ritorno!
Sisi, ma anche per divertimento, magari vado là e non insulto nemmeno nessuno (ride).
Il freestyler più forte che hai affrontato?
Forse Emis Killa al Tecniche. Invece quello che temevo più di tutti – ma che non ho mai incontrato – è stato Noema.
Visto che hai vissuto due generazioni di freestyle diverse, qual è la nuova skill del freestyle attuale che ti sembra più difficile/sorprendente?
Sicuramente l’extrabeat, ai tempi non eravamo così bravi e così puliti.