Intervista a Rend di Freestyle Reaction

Una delle persone che più hanno dato a questa disciplina nel corso degli ultimi anni, a livello di creatività e investimenti. Rend di Freestyle Reaction è sicuramente uno dei non rapper maggiormente riconosciuti attualmente all’interno del mondo del freestyle. La creazione di Freestyle Reaction nel 2018, un format di video in cui si esibiscono e si intervistano i freestyler, ha rappresentato la nascita “pubblica” della sua figura, che ha assunto di mese in mese sempre più popolarità. Il passo successivo è stato Freestylemania, un contest organizzato proprio da Rend, che ha rappresentato una ventata d’aria fresca, portando novità originali e speciali. E’, inoltre, presente spessissimo come giudice alle battle e ha organizzato con Ah Ress il contest telematico “2thetwitch” durante la quarantena. Insomma, una personalità importantissima per la crescita di questa disciplina, a cui avevamo diverse domande da porre.

Come ti sei approcciato per la prima volta al freestyle?

Nasco come beatmaker e ingegnere del suono, nel 2010 ho fatto il primo corso da ingegnere del suono. Ho iniziato a girare le battle di freestyle con amici, io facevo i beat, mentre altri facevano freestyle. Possiamo dire che il momento di svolta – in cui ho detto “wow il freestyle è una figata” – è stato nel 2011 quando ho fatto la prima trasferta a Genova al Buridda, dove ho visto per la prima volta Nerone, Blnkay, un giovane Tedua… Da lì mi sono innamorato e ho continuato sempre a girare le battle, era anche un modo per conoscere i freestyler e dargli i beat, una cosa figa di movimento.

Però tu non hai mai fatto freestyle?

No, io nasco beatmaker. A me piace cucire al freestyle il beat, mixare le tracce, trovare il giusto sound.

Come nasce il progetto Freestyle Reaction?

Nasce per portare il freestyle al pubblico mainstream e generalista, cioè un pubblico che conosce solo in parte il freestyle. Intendevo creare una wikipedia dei freestyler, cioè uno storico dove passano i freestyler campioni ed emergenti (ad esempio Bruno Bug, a quei tempi ancora poco conosciuto). Migliorare il movimento del freestyle e portarlo a un pubblico più vasto.

Come si è evoluto?

Nella prima stagione era un performing and questions, ma poi ho notato che così non andava bene perché molte persone guardavano solo il freestyle e non ascoltavano le domande, quindi le ho inserite fra un freestyle e l’altro. Cerco sempre di trovare nuove soluzioni, la terza stagione come vedrete è altrettanto diversa rispetto alle prime due.

Anche tu ti sei fatto un nome attraverso il progetto Freestyle Reaction. Questa cosa l’hai avvertita molto?

Io sono una persona umile, se la gente mi conosce vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro, cioè trasmettere la passione che ho io per il freestyle agli altri. Poi chiaramente è normale che esponendomi in prima persona, la mia immagine venga trasmessa in giro. Però sono tranquillo, io penso a fare il mio lavoro, anche prendendo decisioni drastiche: ad esempio in questo periodo la pagina di Freestyle Reaction è stata ferma perché a causa del COVID non potevo proporre contenuti esclusivi.

Non ti consideri, comunque, una delle persone che ha investito di più sul freestyle italiano e che ha portato più novità?

Sì, perché ho portato molte innovazioni e aiutato molte piccole realtà che si sono volute lanciare anche loro in questo gioco. Non mi ritengo l’unico ad aver investito sul freestyle di tasca mia (sia a livello creativo che monetario), ma uno dei pochi. Come me, Tecniche Perfette, Tyson, Tritolo e Ya Know The Name. Mi ritengo anche uno di quelli che si è preso pesci in faccia quando non c’era nulla (vedi 2TheTwitch).

Sei oramai uno dei giudici “fissi” nelle battle di freestyle italiano. Cosa guardi per valutare i freestyler?

Dipende da che battle sto guardando. Se è una battle di categoria alta, valuto lo scarto al centesimo, quindi se uno sbaglia delle entrate, va leggermente fuori tempo, non la chiude, non la rigira. Se invece è una battle in cui ci sono 47 emergenti ovviamente guardo di più le robe basic, quindi ad esempio se va a tempo e se non usa intercalari. Ecco quest’ultimo punto è molto importante per me, usare intercalari ti facilita molto il compito e quindi dev’essere privilegiato che non ne fa utilizzo. L’esempio è Snake, prototipo di freestyler che struttura un pensiero nel corso della quartina senza usare intercalari.

Quando hai capito che potevi “fare il giudice”?

Le prime volte quando mi hanno chiamato a fare il giudice ho rifiutato perché so che non è un ruolo semplice da tenere. Però negli ultimi 10 anni ho girato tutte le battle più importanti e mi ritengo una persona con un ottimo orecchio, quindi capisco bene il ritmo, il timing (grazie al fatto che ho lavorato parecchio in studio).

C’è qualche critica nei tuoi confronti per quanto riguarda i tuoi giudizi. Perché pensi che la gente ti critichi e pensi che ci sia la mentalità “se non hai fatto freestyle non puoi valutare i freestyler” (un discorso tipico anche del calcio per certi versi)?

Classica mentalità da bar. Quando giudico, intanto, non sono da solo, si è sempre in un trittico di almeno tre persone e quindi il tuo voto conta 1, non di più. Le critiche sono di chi rosica, non mi importa. Chiaro che ci possiamo sbagliare, come gli arbitri sul calcio, però va sempre considerato che se si sbaglia, si sbaglia in gruppo (perché non giudico da solo)… è un qualcosa di corale, non di individuale.

Per te quali sono i migliori giudici nel freestyle italiano?

Ti posso dire sia freestyler sia non. Di freestyler dico: Shekkero, Frenk (molto attento), Dr. Jack e Blnkay. Della vecchia guardia ti direi Kiave e Hyst, che però valutano in maniera diversa. Per quanto riguarda i non freestyler, sicuramente Tiaz di YKTN e Carbo del Carpe Diem. Non ce ne sono molti che non siano freestyler.

Pensi che il fatto di essere stato freestyler ad alti livelli assicuri l’essere un buon giudice? O che bisogna avere un certo carattere (ad esempio mantenersi stabile, cercando di non lasciarsi trasportare da emozioni derivate da rime) per giudicare al meglio?

Sì è un discorso giusto. Io alle battle mi porto un’agenda e mi segno tutto, dando un voto per ogni modalità. Le emozioni di pancia ti fanno perdere il focus su chi è bravo e meno. Un freestyler magari nelle ultime due quartine ti tira fuori due punchline buone e tu pensi abbia vinto lui, senza considerare tutto il trascorso del minuto e le rime precedenti. Io sono molto metodico e riporto tutto, perché la valutazione è importante per me. Ci sono freestyler che non sono portati a fare la giuria perché si fanno trasportare dalle emozioni, cosa che è positiva quando fai freestyle perché ti dà forza per fare meglio, meno quando devi valutare. L’altra cosa fondamentale è non farsi trascinare dal tifo del pubblico. Comunque penso si stia migliorando, ci sono sempre meno “ladrate” e questo vuol dire che vengono chiamati giudici buoni la maggior parte delle volte. In giuria girano sempre più o meno gli stessi.

Cambiando discorso: com’è nato Freestylemania? Ci sarà un Freestylemania pt.2?

Volevo fare qualcosa che fosse diverso rispetto a tutto quello che c’è in giro. Voglio portare sempre innovazioni nel freestyle, quindi due anni fa mi sono messo giù a pensare cosa poter fare. Ci ho messo un anno e ho strutturato Freestylemania, l’idea era di creare un evento come se fosse Wrestlemania, quindi con i freestyler più forti in Italia, per quello è a chiamate ad invito. Freestylemania sarà sempre a chiamate ad invito, l’idea è mettere insieme i freestyler più forti in vari team e farli scontrare fra loro. Volevo con me una figura come Mastafive, prima di tutto perché secondo me è uno dei migliori anchorman del freestyle italiano e poi perché avevo bisogno della sua esperienza per creare una battle ad hoc. Un altro tocco di classe sono state le divise, secondo me una genialata, volevamo trasmettere l’idea di un team.

Su YouTube non ci sono più i video della stagione 1 perché approderà presto su un’altra piattaforma. Stiamo lavorando per il vol.2 che in teoria sarebbe dovuto essere a settembre, ma che il lockdown lo ha fatto saltare.

Come sono stati scelti i freestyler? Perché mancava Debbit?

A Freestylemania partecipano i vincitori dei contest più importanti a livello italiano che quest’anno, causa COVID, non ci sono stati. Un altro motivo per cui non è stato ancora strutturato Freestylemania vol.2, infatti, è che volevo aspettare almeno un paio di contest grossi per vedere i posizionamenti e valutare chi invitare. Per quanto riguarda Debbit assente al primo Freestylemania, ha rifiutato l’invito, sia mio e di Mastafive che di Morbo e Reiven per far parte del loro team. Al posto suo, è stato selezionato Hydra.

Prendi spunto da qualcuno per tutte le tue idee? Tipo freestyle spagnolo?

No, io per come sono fatto cerco di non prendere tanto dallo stesso campo, quindi cerco persino di non guardare le altre pagine di freestyle e di restare il più distaccato possibile. Anche per quello, non guardo troppo il freestyle spagnolo, oltre al fatto che non capisco la lingua.

A parte il freestyle, hai altri progetti?

Sono talent scout in Mass Network, etichetta indipendente. In generale, lavoro nell’entertainment musicale e audiovisivo, creando format e collaborando in progetti diversi. Stavo lavorando molto per la terza stagione di Freestyle Reaction, ferma a causa lockdown.

Come pensi che sarà il freestyle italiano fra 5 anni?

Domanda spinosa. Se continuiamo così, il freestyle fra 5 anni potrebbe non splendere al meglio, soprattutto per tutte le critiche che riceve. Qualsiasi cosa si faccia a livello di freestyle viene criticata e questo reca danni al movimento. Soprattutto, intacca molto l’indotto, perché quando ci sono molte critiche, le aziende non investono su quello che fai. Se le aziende non investono, non ci può essere un budget per le serate e per fare tutto quello che si potrebbe fare. La bolla, così, rischia di esplodere e il freestyle potrebbe tornare a essere solo un qualcosa di serate underground con poche persone come nel 2008-2009. Se invece si andasse avanti compatti, il freestyle potrebbe diventare l’entertainment di punta dello stivale nei prossimi 6-7 anni. 5 anni la vedo dura, perché abbiamo ancora un livello di crescita che non è esponenziale.

E come ti vedi nel freestyle fra 5 anni?

Io fra 5 anni avrò fatto svariate edizioni di Freestylemania. Non so ancora se continuerò a lavorare nel freestyle, perché sono una persona abbastanza lungimirante e se vedo che – ritornando al discorso di prima – la bolla del freestyle esplodesse perché si cerca un altro tipo di freestyle con altri contenuti, senza qualità (a livello video soprattutto), copiandosi, tutto quello che riguarda la mia figura verrà meno. Ci sono determinate correnti di pensiero legate alla vecchia scuola, a come si faceva una volta, che non fanno bene alla crescita di questa disciplina. Io combatterò sempre per il freestyle e ci continuerò a investire, però anche a me – se continueranno a mettere il bastone fra le ruote e a giudicarmi – potrebbe passare la voglia. Stare in una barca dove si autoammutinano non è salutare.

Tipo il discorso del 2TheTwitch

Ci sono state un sacco di critiche per il 2TheTwitch e ai contest online. A me, personalmente, non mi interessa, perché siamo davanti a un computer e non mi interessa. Però a molte persone che devono investire su questi progetti, tipo aziende che fanno maglie, pagine che vogliono dare visibilità, ecc. colpiscono queste critiche. Altra cosa: le connessioni con altre realtà per far crescere il movimento. Se non le facciamo, il movimento muore. L’esempio eclatante è Dikele giurato al Mic Tyson, che ha suscitato una valanga di critiche perché teoricamente c’entrava poco con il freestyle. Hanno chiamato uno come Dikele perché volevano creare una connessione con una personalità hip-hop, nonostante non seguisse il freestyle. E per esempio, dopo il Mic Tyson, ESSE Magazine ha fatto uno special con Blnkay e Drimer. Si è creata una connessione, quindi indotti, quindi è possibile che altri scoprano il freestyle e vogliano investirci. Poi se si parla dell’aspetto tecnico, il voto di Dikele valeva uno ed erano in 4, non decideva da solo. Però si critica a prescindere.

Forse è anche la mentalità italiana, come dimostra anche il calcio, no?

Sisi certo, quando è ora di parlare diventano tutti esperti del settore. Però un conto è se lo fai con macchine giganti come calcio e politica e del tuo parere non gliene frega nulla perché sei uno su un miliardo. Qui, quello che dici ha rilevanza mediatica perché siamo un paese piccolissimo e un mondo piccolo.

CmA

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