Sono passati oramai quasi due mesi dalla Kintsugi disputata a Parma, eppure – al pensiero di ciò che è stato questo evento per me – sono ancora gasato. Dopo 3 anni di contest ( quarantene covid comprese), la Battle tra Regioni è stata senza dubbio l’evento più rilevante a cui ho partecipato, sicuramente il mio primo vero grande palco: ciò non solo per la grandezza dei partecipanti e della giuria, che sono ormai tutti, chi da più anni, chi da meno, nella Serie A del freestyle, ma soprattutto per il modo in cui questa battle si è svolta, e per la bellissima cornice che l’ha adornata. Quando, circa 2 mesi fa, Alfre mi ha chiamato per chiedermi se volessi partecipare alla Kintsugi, non mi sarei mai aspettato di trovarmi davanti a 400 persone che erano lì apposta per noi, solo per noi freestyler. Alcuni dei partecipanti potrebbero trovare le mie parole esagerate, dato che si sono guadagnati in passato l’occasione di partecipare a palchi prestigiosissimi, ma per me, che sono un giovane emergente, non è stato affatto scontato vedere quel che è successo, abituato ad eventi in cui il 70% della fetta di pubblico è costituito dagli stessi iscritti.
La cosa che mi ha stupito subito è stato l’effetto che il contesto ha avuto sulle mie prestazioni: solitamente, nonostante abbia svolto circa una quarantina di contest, ho sempre avuto un’ansia costante che mi ha fatto vivere male i momenti che precedevano la mia salita sul palco. Questa volta invece, appena è partita la musica e Cecca ha preso parola, la folla ha incominciato a urlare alla presentazione dei giudici e l’ansia è scomparsa subito, venendo sostituita da una fotta incredibile. Avevo solo voglia di salire sul palco, impugnare il microfono e sparare più punchline possibili a chiunque mi fosse capitato a tiro, e poi sentire le grida del pubblico, le risate dei giudici, e avere l’approvazione e il sostegno di Morbo e Keso. Per la prima volta mi sentivo che ero su quel palco perché lo meritavo, perché non ho scelto solo io di andarci ma sono stato scelto per farlo, perché avevo la fiducia di due leggende che potevo chiamare compagni di squadra, e perché i giudici stessi e una frangia di pubblico che sorprendentemente già mi conosceva si aspettavano da me una bella prestazione. Ho visto riconosciuto per la prima volta tutto il mio percorso, e ho pensato che dalle prime volte in cui Dr Jack mi insegnava pazientemente a fare freestyle fino ad arrivare ad oggi, ho fatto un bel pezzo di strada, importante, seppur piccolo rispetto ad altri.
Con queste energie e consapevolezze sono salito sul palco felice e convinto, e ho eseguito il minuto di presentazione esattamente come avrei desiderato di farlo, per riscaldare me e il pubblico a quello che sarebbe successo di lì a poco. Mi attendeva infatti la battle con Grizzly, che a detta di molti è il più in forma d’Italia attualmente, e dopo averlo battuto già una prima volta alla Showdown a Roma, non volevo assolutamente far intendere che fosse stato un colpo di fortuna. Siamo saliti sul palco e dopo aver fatto la conta ed averla vinta, ho deciso di partire per primo nel minuto ad argomento, in modo da vincolare il mio avversario all’argomento che avrei scelto: infatti tra gli argomenti “talent show” e “doppi sensi” ho scelto il primo, preferendo rischiare di ricevere delle rime riguardanti l’entrata di Crytical ad Amici, che forse avrebbe legato alla mia partecipazione alla Kintsugi, al posto di lasciargli un minuto di doppi sensi in cui lui è sempre stato molto bravo. A quel punto ho scelto io di giocarmi in anticipo la carta “Crytical” in modo da rendere un possibile ritorno sulla tematica ridondante e meno efficace. Ho pensato subito che il mio minuto fosse uscito molto bene e ciò mi ha tranquillizzato per il resto della sfida. Nel minuto trap sapevo che avremmo avuto entrambi difficoltà, e dopo aver visto che lui si è preso dei rischi che lo hanno portato a degli errori, io ho deciso di virare verso la direzione opposta, ovvero fare le cose nel modo più semplice possibile, mettendo delle punch il più comprensibili e dirette possibili, in modo da limitare gli errori al minimo e portarmi a casa il punto: nonostante quei 60 secondi a livello estetico fossero molto discutibili, sono stati comunque accusati dal pubblico, e in quel momento esatto sono stati efficaci. I 4/4 sono stati la parte più bella della battle, perché ci siamo entrambi accesi e abbiamo cercato di trovare il colpo da KO al posto di tirare di fino: non so se effettivamente per i giudici ho vinto anche questa manche, però penso che la differenza potrebbe averla fatta il fatto che dopo aver ricevuto una fatality abnorme in faccia (quella della zanzara), sono rimasto in piedi e sul finale ho dato una risposta alla seconda (Sei Catalano nato da una famiglia borghese) più una punchline alla quarta che hanno fatto breccia nel cuore del pubblico e della giuria.
Mi sono quindi portato a casa la prima vittoria e poi ho fatto il 3vs3 con il Piemonte, ovvero la mia prima battle multipla. La possibilità di avere le spalle coperte da Keso e Morbo, e viceversa di difenderli, è stata una sensazione nuova e bellissima, perché lì ho capito veramente che il freestyle può essere anche un gioco di squadra e può uscire dall’ottica individuale di cui si è sempre connotato, anzi, devo dire che preferisco molto di più essere parte di un team durante un contest, e quindi di non rappare solo ed esclusivamente per me stesso, ma anche per aiutare i miei amici a vincere. La possibilità di unire caratteristiche differenti in un unico team è un qualcosa che sia a livello di partecipazione attiva, sia a livello di pubblico, crea secondo me delle prospettive di show che nei contest individuali classici mancano.
Dopo aver vinto il 3vs3 ed essere approdati in finale grazie ad un’ottima prestazione da parte mia, di Kesuccio, e di uno straripante Morbillo, mi sono goduto le altre semifinali e poi la finalina 3° & 4° posto, e poi ho pensato subito a come poter affrontare le sfide contro la Lombardia: questa volta non sapevo chi avrei affrontato, anzi ogni squadra doveva scegliere chi mandare per primo, senza che nessuna sapesse in anticipo chi era stato schierato dall’altra. Ho visto che Snake teneva il microfono e pensavo che partisse lui, a quel punto Keso e Morbo mi hanno chiesto se mi sentissi di partire per primo, ed io ho accettato pensando di beccare Snake, ed invece ecco che loro avevano scelto di far partire Giuss; nonostante sia io sia Giuss volessimo misurarci con qualcuno della taglia più grande della nostra, ci siamo ritrovati a dover affrontare lo scontro più pronosticato della finale, in una sfida inedita tra due delle rivelazioni dell’ultimo anno. Battere Giuss è stata una bellissima soddisfazione, sia perché lo stimo come rapper, sia perché ogni volta che lo incontro lo reputo un amico, sia perché esattamente il giorno prima della Kintsugi ha vinto la tappa milanese del Tecniche. Vincere nello stesso giorno contro un campione della tappa piemontese e contro un campione della tappa lombarda non mi dispiaceva affatto come prospettiva. Penso che sia riuscito a portarmi a casa la battle grazie a delle rime divertenti e simpatiche, unite a delle rime più d’impatto e ad hoc per Giuss, oltre ad una buona pulizia in generale, che sono riuscite a superare, seppur di poco, la maggiore capacità del mio avversario di tenere il palco e di coinvolgere il pubblico, oltre ad un’attitudine più spiccata della mia. In questa sfida in particolare, nonostante la vittoria, ho capito di avere delle lacune che devo colmare per fare un ulteriore salto di qualità.
Nella finale 3vs3 sono stato purtroppo eliminato per primo, penso giustamente, considerando anche la mia colpa di non aver compreso che avevo solo 2 entrate per rimanere sul palco, non capendo che dovevo colpire forte da subito se volevo salvarmi. Alla mia eliminazione è seguita quella di Keso e a quel punto è rimasto Morbo contro Giuss, Hydra e Snake. L’unica cosa che potevo fare era sostenere Morbillo in qualunque modo, e ciò si è tradotto in dei balletti a tempo con i flussi del nostro compagno che a posteriori considero abbastanza esilaranti, ma che rendono bene l’idea dello spirito di squadra che noi 3 avevamo creato in quel momento. Sanno tutti l’esito finale della battle, che non è necessario riesporre, ma quello che mi limito a dire è che al di là della sconfitta, ho capito veramente quanto Morbo sia forte a fare questa roba, un qualcosa che mi pare inarrivabile e a tratti inspiegabile; inoltre ho visto anche quanto la costanza di un punchliner come Hydra possa portarlo a vincere contro chiunque, dandomi l’esempio di come uno che fa il mio stile deve diventare sul palco.
Penso che abbiamo proprio bisogno di eventi come questo: abbiamo bisogno di bei palchi, di host e giudici preparati, di un pubblico caloroso, di rimborso, vitto e alloggio garantiti, perché queste cose sono il riconoscimento materiale di una formazione e di un impegno costante di persone che sacrificano parte della loro vita per fare intrattenimento, e se questo intrattenimento è di qualità, merita di essere premiato. Inoltre più sarà figo il contest, più i freestyler partecipanti saranno stimolati a dare il meglio, e a loro volta i giovani saranno motivati a raggiungere i grandi in vista di un obiettivo concreto. Pensare a fare show, oltre che fare competizione, garantisce la creazione di uno spettacolo, che a sua volta invoglia non solo i freestyler, ma anche il pubblico a prenderne parte. Una reazione a catena che gioverebbe a tutti.
So che è più facile a dirsi che a farsi, e sono contento che ci siano persone che si stanno impegnando per fare questo.
Ringrazio la redazione di freestylerapitaliano per avermi chiesto di raccontare come ho vissuto questa esperienza.