Il flow è la capacità di far “scorrere” come un flusso la propria voce su una strumentale. Per avere un buon flow è necessario prima di tutto seguire metricamente il tempo delle battute (il cosiddetto “stare a tempo”), ma è soprattutto lo stile con il quale ci si adatta alla base a rendere più orecchiabile o più d’impatto quello che stai dicendo. Si tratta una caratteristica che, nonostante si basi sulla metrica, nel freestyle ha un’alta percentuale di necessaria originalità intrinseca e non programmabilità. Ovviamente, il flow è più facile da far emergere su un arco più lungo di tempo, quindi ad esempio su un minuto, piuttosto che su quattro quarti.
Finito lo spiegone (nel caso lo vogliate approfondire, ecco l’articolo di Boh Magazine), passiamo al tema dell’articolo: quali sono i freestyler italiani attuali che più si distinguono per il modo che hanno di adattarsi alla base? In questo caso, non sarà una classifica, e l’ordine attraverso il quale vengono citati i freestyler non va inteso come un “questo ha un flow migliore di quello”. Troppo soggettivo e variabile a seconda delle prestazioni per classificare un qualcosa del genere: più sensato fare un elenco di quelli che inequivocabilmente hanno qualità sotto questo aspetto.
Debbit è indubbiamente il primo nome che viene in mente: la sua capacità di usare poche parole, ma incastrarle in modo da rimanere sempre a tempo e creare effetti tipo Photoshop lo rende un professionista in questa abilità. Le sue performance al Mic Tyson ci hanno donato pezzi di storia della disciplina. La sua stravaganza e originalità si esprime meglio nei 60sec, mentre rimane quasi “ingabbiata” nei quattro quarti.
Bruno Bug ha portato una ventata d’aria fresca: il pugliese è un innovatore a livello di flow, è capace di utilizzare a suo piacimento la base – anche nei quattro quarti – come dimostrato contro Frenk al Mic Scrauso 2019. Sempre a tempo con naturalezza e riesce a creare nel freestyle momenti musicalmente di livello altissimo.
Da citare sicuramente anche Mouri, nonostante il Principe dei Mostri si sia allontanato in parte dalle scene. I suoi minuti sono magistrali e anche nei quattro quarti riesce a esprimere il suo flusso. Fra italiano, pugliese, velocità, entrate eccezionali sui cambi di beat del deejay, entrate off-beat: Mouri è un concentrato di flow, la sua espressione massima.
Non ci dimentichiamo di un rapper che ha fatto la storia del Mic Tyson, arrivando in finale nel 2017 dopo aver sconfitto Debbit, Blnkay e Posaman. L’Elfo da Catania è un altro freestyler dotato di ottime sonorità, che riesce a esprimere anche nei quattro quarti, adattandosi alla base in maniera originale. Probabilmente, proprio il flow è stata l’arma in più che gli ha permesso di vincere la discussissima sfida contro Blnkay.
Impossibile non aggiungere ai nomi già detti quello di Morbo: metricamente formidabile, l’abruzzese non perde mai il tempo e riesce a cambiare agilmente il flow con il quale approccia la base. Dà il suo meglio quando va in velocità, soprattutto sui beat trap.
Lethal V, nonostante si sia allontanato dal freestyle, è un altro nome da citare. Il vincitore del Tecniche Perfette 2013 è capace di realizzare minuti geniale sulla trap, ha uno stile spettacolare ed è sicuramente un peccato che non faccia più battle (almeno in quest’ultimo periodo). C’è da dire che, proprio per il suo particolare stile, il suo è un freestyle più da showcase.
Ultimo, ma avremmo potuto tranquillamente citarlo per primo, c’è Mister Extrabeat. Drimer è fenomenale nel gestire il tempo sulla base: realizza extrabeat precisissimi, ma è anche capace di rallentare il ritmo delle sue parole per sperimentare nuovi flow. Il suo primo minuto nella battle contro Chyky – con mille cambi di flusso – ma in generale tutta quella Tritolo Battle, sono il manifesto vivente delle capacità del fortissimo freestyler made in Trento.