Come si diventa punchliner?

Di Rahimi

Nel momento in cui mi è stato chiesto di raccontarvi com’è nato il mio stile, o più in generale perché
sono diventato un punchliner, la mia testa ha incominciato a vagare negli anni passati, in particolare
nella mia adolescenza, e ho scoperto diversi motivi di differente entità, alcuni immediati, altri frutto
di un ragionamento non molto rapido.


Innanzitutto, il mio primo approccio in assoluto con il freestyle non è stato con 8 Mile, ma con MTV
Spit
, e non è un caso che i miei preferiti di quelle edizioni fossero Fred De Palma, Shade, Nerone,
forse anche più di Ensi, di cui comunque riconoscevo la superiorità. Mi ha colpito improvvisamente
il fatto che non solo gli insulti pesantissimi erano consentiti in televisione, ma che addirittura fossero
acclamatissimi e cercati dal pubblico stesso, che urlava a squarciagola; avevo trovato un gioco in cui
era permesso dire tutto quello che si voleva (anche se poi non era esattamente così) senza alcuna
ripercussione. Ho preso il computer e ho cominciato a cercare altre battle, così mi sono imbattuto
nel classico 2theBeat e, mentre ascoltavo, la solfa era sempre la stessa: infatti ero innamorato
delle punchlines di Mistaman, Ensi, Masteeno, Ira.


Proprio Ensi, in questo frangente, è stato la scintilla che mi ha iniziato al freestyle, o meglio, alle
punchlines: ho visto un ragazzo obeso, continuamente bullizzato davanti a migliaia di persone, che
non se ne fregava nulla e rispondeva in maniera ancora più decisa, più cattiva, più cinica e
convincente, trasformando addirittura il peso in un suo punto di forza e diventando di fatto
ingiocabile per tutti. Inoltre, ho saputo per la prima volta che le parole, dette o ricevute, non hanno
un peso specifico, ma solo una massa che cambia a seconda di quanto noi desideriamo ingrandirla.


Io personalmente in quel periodo ero uscito da poco dalle scuole medie, dove sono stato a mia volta
vittima di bullismo, e le parole che mi venivano rivolte pesavano un macigno su di me e sulla mia
autostima, e per accusare del tutto i colpi ci sono voluti anni, e a volte penso ancora di non averli
accusati del tutto. Appena entrato nelle superiori non mi sentivo particolarmente bravo in qualcosa,
a parte studiare, che veniva reputato da sfigati, e inoltre avevo insicurezza nel parlare, nell’espormi,
nel rispondere ad eventuali torti subiti, o anche a semplici battute. Per fortuna non ero il solo a
guardare le battle, ma anche i miei amici dell’epoca si stavano appassionando insieme a me, e in un
Capodanno come gli altri, decidemmo di far partire un beat e provare…


Non ricordo naturalmente cosa ho detto in quel giorno, ma sono rimasto sorpreso da quanto fossi
più a mio agio dei miei amici nel fare la battle, cosa che mi riconoscevano anche loro, e inoltre
vedevo che riuscivo per la prima volta a rispondere, e addirittura ad insultare pesantemente, e come
risultato non vedevo un avversario traumatizzato davanti a me, ma divertito dagli stessi insulti che
riceveva con così tanta rapidità, e a lato inverso io stesso ero divertito dal ricevere insulti il più
coloriti possibile. Da quel momento abbiamo cominciato a fare rime quasi tutte le settimane, per
non dire tutti i giorni, e vedevo che anche nella vita reale mi sentivo sempre più spigliato, più
simpatico, con la risposta pronta, anche in situazioni antipatiche in cui prima avrei tenuto la testa
sotto la sabbia.


Stavo sviluppando una dote che, per quanto goliardica, gli altri non avevano, inoltre fare le
punchlines mi pareva sempre di più una sorta di rivincita verso quelle parole che negli anni passati
mi avevano così tanto ferito e che oggi posso riutilizzare a mio vantaggio, senza di fatto fare del
male a nessuno.
Dopo circa tre o quattro anni in cui ho fatto freestyle con i miei amici e compagni di scuola, vedendo
che, per quanto il livello fosse amatoriale, stavo spiccando, ho incominciato a cercare delle battle a
Pescara e, nonostante stiamo parlando di poco tempo fa, sui social non è stato così facile capire se
e dove si facessero tali eventi nella mia città.
Tralasciando l’excursus, sulle mie prime prestazioni, che renderebbe infinito questo articolo,
durante le battle ho capito veramente quanto fosse potente il freestyle, e in particolare la punchline:
Non riesco a spiegare la scarica di dopamina che ricevo dalle urla del pubblico, la sensazione di
disorientamento che ho visto nella faccia di alcuni avversari, lo stupore in quelle dei giudici, la battle
che si ferma per quattro quarti in modo da calmare la situazione: semplicemente stupendo.
Se nella boxe c’è il colpo da KO, nel rap c’è la fatality, e per quanto il mio avversario possa essere
più forte di me, per quanti flussi o incastri possa cacciare, io ho sempre una possibilità di vincere, di
concludere l’incontro all’istante e di portarmela a casa nonostante sia meno talentuoso.
Inoltre, come nella boxe picchiarsi assume un valore diverso dalle risse di strada, fatto sta che viene
chiamata la “nobile arte”, cosi nel freestyle le offese di qualunque genere possono diventare un
intrattenimento innocuo, ma anche uno spunto di crescita personale e umana: ho iniziato a fare
freestyle e sono cresciuto come uomo e migliorando come uomo miglioro come freestyler. Quando
parte il beat ho uno spazio in cui gli stereotipi di positivo o negativo, bianco o nero, mutano,
cambiano, sfumano e capisco che sono io stesso ad avere il potere su ciò che mi influenza, che mi
può far stare male o bene, che può offendermi o farmi ridere.


Fare le punchlines mi permette di dare sfogo ad una parte della mia personalità, quella più ironica
e sarcastica, che nella vita reale raramente può uscire fuori del tutto, perché le persone sono
abituate a giudicare le altre per ciò che dicono, e spesso non per come lo dicono e soprattutto dove
lo dicono.
Nella vita reale sono molto diverso e ho pensieri la maggior parte delle volte opposti rispetto a come
mi mostro nel freestyle, e proprio per questo mi affascina capire quale idea si fanno di me le persone
che non mi conoscono, soprattutto quelle lontane dal rap, e che mi vedono solamente come Rahimi
nelle battle. Sono molto di più di ciò che mostro nelle battle, non farei mai ciò che dico nelle battle,
così come tutti noi siamo un intero quadro in confronto alla cornice che mostriamo sui social, eppure
ci soffermiamo nel pensare gli altri come se fossero solo quel pezzo di cornice, senza conoscere tutto
il resto.
Siamo chiaroscurali e vorremmo essere solo luce, ma se non troviamo un modo per fare uscire il
buio che abbiamo dentro, questo potrebbe accumularsi così tanto da uscire tutto in una volta sola
senza il nostro controllo.
Io sono consapevole della mia oscurità e volta per volta la sfogo con le punchlines, con le rime, con
le battle, in un luogo protetto in cui so che tutto quello che uscirà non farà male a nessuno, allo
stesso modo in cui un calciatore, un cestista, un pallavolista, sfoga la sua violenza sulla palla, un
chitarrista sulle corde, un pilota sulle ruote.
Per tutti questi motivi, ho scelto di essere un punchliner.

CmA

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