Opinione di un outsider – Che cos’è il freestyle?

A cura di Gianluca Minuto

Che roba è il Freestyle? Sono settimane che mi è stato chiesto di scrivere questo articolo eppure non riuscivo a trovare una risposta, un modo semplice per definirlo.

Poi capiamoci, la mia conoscenza della materia si ferma alle battle di 8mile e qualche pezzo di Mondo Marcio. Davvero nulla in confronto al patrimonio artistico del freestyle.

Eppure pensavo e pensavo e a ogni riflessione mi convincevo sempre più che il freestyle fosse il prodotto di un’evoluzione, di un percorso che nasce dalla necessità di prevalere. Dalla competizione dell’oratoria.

Classicista e disadattato, m’immaginavo i sofisti d’Atene che si distruggevano verbalmente; Cicerone che dava della troia a Lesbia e Catullo che gli dedicava il Carme 49 con tanto di drop mic finale; o ancora Dante che dà del cazzetto a Forese Donati il quale risponde al diss insinuando l’omosessualità di papà Alighieri.

Insomma, secoli e secoli di ottimi dissing mancavano di una cosa: la base musicale. Immaginate l’epicità di queste battle con un flow di sottofondo. Magnifico.

E la mia mente correva fino a un’altra domanda: perché la base? Quanta potenza conferisce al freestyle?

Quanto la musicalità influenza l’efficacia dell’oratoria? Per esempio, i dittatori e tiranni che han soggiogato le menti d’Europa nella buia prima metà del secolo scorso si son serviti di qualcosa del genere? Be’, sì.

«Ho scoperto che Hitler usava delle costanti molto precise: parlava secondo una scala cromatica discendente, mentre il ritmo evocava quello ipnotico delle incudini dell’Oro del Reno wagneriano. L’effetto è quello di un’ossessione nera, tutta virata sui toni gravi. Come di una musica ascoltata sott’acqua. Una musica che ti entra dentro, dalle parti del plesso solare, e va a smuovere qualcosa di molto perturbante» scrivono Filippo Del Corno e Fulvio Pepe in un’interessantissima analisi comparsa sul Corriere nel 2009.

Base, rime e talento. Il freestyle è qualcosa di viscerale se parliamo di umanità, nonostante la sua evoluzione ci sembri così recente. Il freestyle è, credo, qualcosa che c’è sempre stato, qualcosa a cui si è sempre ambìto nei diverbi, ma che solo negli ultimi decenni siamo in grado di apprezzare quale creatura compiuta.

Insomma, il freestyle – per me che ignoro totalmente le sue dinamiche tecniche e i suoi protagonisti più celebri – è l’esatta essenza del detto ferisce più la lingua della spada. Perché dai, affilate come le rime dei freestyler più forti non lo sono nemmeno le lame di Hattori Hanzō in Kill Bill.

CmA

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