Intervista a Morbo

Se – nella maggior parte dei casi – l’innovazione viene importata da altri paesi, il freestyle italiano resta un mondo che auto-crea i suoi costumi tipici. Nonostante la disciplina sia – di per sé – un qualcosa di esportato (così come le sue prime tecniche) ora il freestyle italiano cresce da solo. Gli improvvisatori nostrani – a parte in alcuni casi eccezionali – non copiano qualcosa che viene da fuori, ma creano qualcosa da dentro, introducendo mode o valorizzando alcuni aspetti di quest’arte.

Morbo è uno dei rapper più influenti della storia della disciplina, non solo per le sue notevoli capacità e per le sue vittorie, ma perché è riuscito a indirizzarla verso nuovi lidi, a creare nuove mode. Se ora metrica e incastri sono diventati estremamente rilevanti, se anche i più inesperti le notano, se l’esito di una sfida dipende anche dalla quantità di incastri realizzata… Se, insomma, il discorso tecnico ha assunto una tale importanza nel freestyle italiano, molto lo si deve a Morbo e al suo stile, che ha a tutti gli effetti evoluto quest’arte.

Come hai iniziato a fare freestyle?

Ho iniziato ad ascoltare rap nel ’99, grazie a mio fratello più grande. All’inizio avevo approcciato ai graffiti, perché lui faceva quello. Nel 2003 ho iniziato a fare freestyle con alcuni ragazzi di Martinsicuro e dintorni. Ho proseguito iniziando a farmi qualche battle di freestyle in zona ottenendo da subito buoni risultati e da allora ho continuato fino a oggi.

Il primo contest che hai fatto?

Nel 2004, mentre il primo di un certo livello fu un’eliminatoria del Tecniche nel 2006, dove persi in semifinale contro Kenzie.

Come mai non hai mai fatto uscire tante canzoni? Preferisci freestyle o canzoni?

Io scrivo parecchio però sono sempre molto critico sulle cose che butto giù e buona parte le scarto. Non c’è una vera preferenza fra freestyle e canzoni, sono due cose diverse. Quasi in qualsiasi contesto riesco a fare freestyle, per scrivere magari ho bisogno del mio spazio, di un determinato mood.

Perché non hai mai partecipato a MTV Spit?

Semplicemente perché non sono stato chiamato. Mi è giunta voce che il mio nome è stato preso in considerazione, ma non scelto. Chiaramente ci sono rimasto un po’ male male visto che all’epoca ero molto attivo nell’ambito battle. Se facessero una nuova edizione e venissi invitato valutererei se andarci o meno.

Hai sempre avuto una passione per gli incastri o si è sviluppata?

Ho sempre avuto una passione per le cose complicate: quando cominciai come writer ero in fissa con i wild style, loop, freccette ovunque ecc. Sentivo molto rap americano, che a livello tecnico era anni avanti a noi. Trovai ispirazione in 3 MC’s al Cubo, l’album delle Sacre Scuole, un disco che a mio parere ha segnato una linea di confine fra la vecchia e la nuova scuola per quanto riguarda il modo di rappare. Mi hanno colpito soprattutto le strofe di Dargen.

Pensi di essere stato un innovatore nel freestyle italiano per quanto riguarda gli incastri?

Penso e spero di sì, nel tempo in molti mi hanno scritto dicendomi che si sono in parti ispirati a me nel freestyle e ovviamente mi fa piacere. Innovato non saprei, sicuramente sono uno di quelli che ha portato all’estremizzazione questa cosa degli incastri. Non l’ho fatto consapevolmente, non me n’è mai fregato un cazzo, ho seguito gli influssi che mi sono arrivati nel corso degli anni, ma non ho mai pensato “voglio diventare il king degli incastri”. Ad ogni modo spero di aver dato un mio contributo – anche in piccola parte – al freestyle italiano.

Dopo il Mic Tyson hai appeso il microfono al chiodo, per poi tornare alla Tritolo due anni dopo. Cos’è successo in quel periodo?

Ho vinto il Tecniche, tutti i freestyler prima di me dopo aver vinto il Tecniche si sono ritirati per lasciare spazio agli emergenti. Shekkero ha un po’ sdoganato questa tradizione. Dopo il Tecniche stavo pensando di allontanarmi almeno per un periodo dalle battle, quando mi arriva questa proposta del Mic Tyson. Ho deciso di partecipare al Tyson e dopo averlo vinto ho pensato “ok, è ora di fermarsi un attimo”. Al Tecniche non potevo tornare, alla seconda edizione del Tyson nemmeno. Non c’era una regola che mi impedisse di partecipare ad altri contest, ma dopo essermi vinto il campionato e la Champions League del freestyle non mi sembrava un level up partecipare a contest minori. Alla Tritolo sono tornato perché era un contest di alto livello. Anche se, dopo due anni di stop, ero in uno stato di forma non ottimale, da troppo tempo non mi facevo battle.

Come te l’aspettavi il ritorno? Non pensavi che avresti vinto tutto di nuovo?

Non mi facevo aspettative: cambiano i tempi, cambia il modo di far freestyle, cambiano i nomi. Molti freestyler forti avevano continuato a gareggiare in quel periodo ed erano sicuramente più sul pezzo di me.

Sei un po’ deluso dal fatto che dal tuo ritorno tu non abbia vinto né Tritolo né Mic Tyson?

Deluso no, non è così importante, ho vinto già tante gare e mi ritengo soddisfatto. Non nego che mi piacerebbe vincere la Tritolo, l’unico contest grosso che mi manca.

Ti piace di più partecipare a un contest o al Featricide?

In generale mi ritengo più un freestyler da cypha che da battle. Nei contest va molto il quattro quarti e io che prediligo i minuti, mi sento un po’ penalizzato da questo fattore. Il Featricide mi piace molto perché è una gara lunga, in cui penso di dare il mio meglio. Fosse per me le battle dovrebbero essere tipo 10 minuti vs 10 minuti. Dare la possibilità a ognuno di mostrare le proprie skills e non il classico botta e risposta da 4/4. Il Featricide, oltre a durare 40 minuti, presenta varie modalità differenti che lo rendono interessante.

Sì, nelle battle i minuti contano sempre meno…

Il minuto è ancora presente nei contest, ma sempre prima del quattro quarti e spesso questo gli fa perdere di rilevanza. Capita che una quartina ben assestata venga ricordata più di un buon minuto. In passato si valorizzava di più la skill personale, ora i freestyler sono diventati fortissimi nelle punch ma è andato un po’ perso il concetto di flusso.

Chiudere la rima all’avversario, un atteggiamento per cui sei stato molto criticato dopo la battle contro Frenk alla Tritolo: che ne pensi?

Ho visto che c’è chi si è scandalizzato per questo fatto e mi è sembrato un po’ esagerato. Frenk è mio amico e compagno di crew, inutile creare polemiche inutili… Quando c’è quella rima “ovvia” magari ti viene da chiudergliela in faccia, non certo con cattiveria. Non penso che chiudere un rima su un minuto intero deconcentri l’avversario. Per concludere, non era mia intenzione mancargli di rispetto.

Le tue due ultime sconfitte portano il nome di Frenk. Pensi che sia la tua bestia nera?

Non saprei, non ho mai pensato di avere una bestia nera. Analizzando le sfide non le reputo tra le mie migliori. Frenk è versatile e sa bene come giocarsela, è lo stratega di FEA. In più sono state due sfide brevi, modalità in cui secondo me lui è molto forte e rende più di me.

Per te conta molto il posto in cui fai freestyle?

Io ho sempre fatto il mio in sta piccola zona dimenticata dal mondo diffondendo il verbo in giro per lo stivale e ne vado fiero, però mi rendo conto che in parte conta. È vero che senza talento non vai troppo lontano (o almeno così dovrebbe essere) ma vivere in città come Milano o Roma ti dà maggiori possibilità a livello di visibilità.

Sei stato alla Batalla de los Gallos, quale ti è sembrata la distanza fra il freestyle italiano e quello spagnolo?

Location, organizzazione, scenografie, numero di persone, budget.. Bellissima battle, belle anche le modalità. Difficile competere a livello di numeri, lo spagnolo è parlato da mezzo miliardo di persone. Però, con la giusta spinta e incrociando le dita non è impossibile che contest come il Mic Tyson arrivino ad fare 5000 persone, sarebbe un ottimo traguardo. All’ultima edizione del Tyson l’evento era sold out settimane prima e, nonostante l’ampia portata del locale, in molti non hanno trovato i biglietti, il che lascia ben sperare a livello di numeri. Per quanto riguarda i freestyler, seguo il movimento spagnolo/ispanico da circa 2 anni grazie a Frenk, Cecca e Gabs e non ho una conoscenza tale della loro scena per fare un confronto obiettivo con la nostra. Nonostante la lingua in comune sono diverse nazioni, con culture e stili molto differenti tra loro ed è bello vedere il confronto tra le varie scuole. Però per quello che ho potuto comprendere (e lo dico anche con una certa fierezza) non siamo indietro a livello di freestyle. Secondo me le punchline dei freestyler italiani sono tra le migliori. Anche loro hanno i loro fenomeni: Aczino potrebbe essere il nostro Ensi, Zasko mi ricorda molto Mouri.

Cosa pensi di chi ti considera il GOAT del freestyle italiano?

Per me è un onore, a prescindere da chi me lo dica. Anche alcuni dei miei freestyler/rapper preferiti mi hanno appioppato questa responsabilità, mi fa strano pensarci ed allo stesso tempo mi rende molto orgoglioso. È difficile stabilire chi sia più forte in assoluto, il migliore va a serata, si vince e si perde. In quanto a me mi reputo bravo a fare freestyle e ho una buona fan base, mi basta questo

CmA

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