Diretto ed efficace. Nelle risposte, come nel modo di fare freestyle, come nel modo di fare musica. L’Elfo da Catania è un personaggio così, genuino, che non ha problemi a farti conoscere il suo mondo, quello che pensa, le sue esperienze. Forse è proprio questo che funziona nella sua musica, sempre più apprezzata e conosciuta in Italia. Andiamone a scoprire il lato “freestyle”.
Come hai iniziato a fare freestyle?
L’ambiente urban l’ho iniziato a frequentare intorno ai 12 anni, mi ero già innamorato dell’hip-hop, in mezzo a gente che faceva le quattro discipline. Per capirci, quand’ero piccolo vedevo Giankarlo Ira che si allenava per il 2thebeat storico della sfida con Clementino. Ira, ai tempi, era quello che sono io attualmente a Catania, per l’underground lui era storia. A 12 anni mi piaceva tantissimo fare rap, però facevo soltanto graffiti. Poi durante gli anni, ho iniziato a fare freestyle con i miei amici, ma senza che ci fosse nulla di ambizioso, era un modo per passare il tempo. Fumavamo le canne, bevevamo e facevamo freestyle. Le prime competizioni le ho iniziate a fare intorno ai 16 anni, quindi 2005-2006.
Quando ti sei reso conto di essere bravo?
Inizialmente ero scarsetto, poi passavano gli anni e la cosa mi piaceva, i miei amici mi dicevano che ero bravo e di andare alle gare. Nel 2007 ho partecipato al Tecniche Perfette Regionale a Palermo, la mia prima apparizione ufficiale in un contest di freestyle, facendo una bella figura.
Quando hai smesso?
Io avevo smesso già nel 2015-2016. Poi in realtà l’ultima mia gara è stata il Mic Tyson, perché i miei amici mi convinsero ad andarci. Sono una delle persone che in Sicilia ha partecipato a più gare possibili, ero un nome sempre presente. Nel momento in cui dovevo vincere un titolo importante, mi perdevo sempre lì, sono sempre arrivato a un passo dal raggiungerlo. Poi sono diventato un po’ grandicello, le generazioni cambiavano, facevo freestyle da una vita e mi ero un po’ rotto i coglioni diciamo.
A cosa pensi sia dovuta questa tua “mancanza” nelle situazioni importanti?
Il freestyle penso che sia una cosa molto personale, io mi reputo molto particolare e molto instabile mentalmente e questo si riversa nelle gare di freestyle. Magari posso fare un’entrata di trenta secondi in cui spacco il mondo, poi magari passo dal fare dei quattro quarti pazzeschi ad altri che abbassano molto il livello. Anche perché io faccio un freestyle vecchia scuola, quindi molto più emotivo, la rima sul momento mi si crea in testa, non so la rima che verrà dopo (tecnica che fanno oggi i freestyler). Non ho mai avuto la costanza mentale per essere sempre al livello 10.
Quando hai iniziato a scrivere e quanto ti ha influenzato il freestyle nella scrittura?
I primi testi li ho fatti forse intorno al 2007, se non erro. Quindi avevo 17 anni. Il freestyle mi ha influenzato tantissimo, il mio modo di costruire un testo è molto freestyle. Per esempio, negli anni notavo che alcuni rapper scrivevano “è uscito il mio freestyle”. Io andavo a controllare e non era un freestyle, era un testo. Loro intendevano per freestyle una canzone scritta in poco tempo. Per me è sempre stata una stronzata. Perché allora io ho sempre fatto freestyle, io quando scrivo una canzone ci metto nemmeno mezzo pomeriggio, ci metto quaranta minuti, massimo un’oretta. Io scrivo di getto, sono super rapido nello scrivere.
Esperienza a Spit, come sei riuscito a entrarci?
Io per partecipare a MTV Spit sono stato l’unico di quell’edizione a non essere invitato. Avevano messo un posto in palio, vogliamo fare una gara italiana a Roma, chi vince a Roma partecipa a una gara a Milano e chi vince a Milano entra nel programma. Indovina chi si è rotto il culo, facendo viaggi in camper e dormendo pochissimo per entrare nel programma?
Chi hai battuto nelle due finali?
A Roma Panico, a Milano Pingu.
Come ti è sembrato il programma?
Non mi hanno fatto nessun torto, sono andato in una gara e ho fatto freestyle. Ho un bel ricordo.
Ti ha dato molta popolarità?
Sì, sul momento sì, ma non è che ero diventato il Busta Rhymes delle rime. Questo è un consiglio che do anche ai giovani, non bisogna perdersi queste occasioni che danno visibilità, ma poi bisogna essere bravi a sfruttare la popolarità che portano. Io dopo Spit ho fatto uscire un disco, “L’Ignorapper”. Però devi lavorare diariamente, ci sono duemila artisti/pseudoartisti pronti a rubarti il posto, devi essere tu bravo a dare una certezza alle persone, facendo capire che sei molto più degli altri.
Mic Tyson, altra bella vetrina?
Anche al Mic Tyson nessuno mi ha invitato, sono arrivato col camper e ho dovuto fare le selezioni con 70 persone. Quella fama che ti dà una gara come il Mic Tyson devi saperla rendere qualcosa di concreto, devi romperti il culo per farlo.
Nel 2019 sei stato invitato?
Sì, sono stato invitato da Dj Ms che era d’accordo con Nitro. Io li ho ringraziati tantissimo, però gli ho risposto che non avevo voglia, non mi sentivo di partecipare. Oramai la competizione la vedo con un altro occhio, i freestyler sono diversi da me, c’è una concezione di freestyle diversa, il pubblico di oggi che segue il freestyle non è il pubblico che seguiva Ensi al 2thebeat. Quindi io a volte venivo visto persino come scarso e scarso non sono. Dunque ho perso un po’ di motivazione.
Parteciperesti a una battle in futuro?
Può essere, il freestyle rimane nel mio cuore. Ora sono più concentrato sulla musica, ma mai dire mai.
Pensi che potrebbe incidere sulla tua carriera in modo negativo una possibile sconfitta? Alcuni rapper in passato non sono tornati a certe battle (tipo Spit) proprio perché una sconfitta avrebbe potuto incidere sul loro percorso.
Capisco perfettamente. Io penso che nella vita ci sono sia vittorie che sconfitte. Se non partecipo non è per la carriera, ma per mancanza di motivazione. Non ho più nulla da dimostrare, l’ho già dimostrato una vita fa.
Le critiche al Mic Tyson. Perché?
Io ti dico che lì il pubblico mi ha fatto un tifo della madonna e mi ha voluto bene. Un motivo ci sarà. Ho avuto un atteggiamento un po’ di spocchia, ma secondo me il motivo dei commenti su internet è che ho battuto gli idoli del momento. Battere Debbit e Blnkay è un qualcosa che ti mette sotto i riflettori. E magari la gente non ha capito o non ha voluto capire il mio freestyle. Se io sono arrivato là, la giuria mi ha votato, il pubblico mi ha votato… un motivo ci sarà. E’ inutile dire “L’Elfo è scarso”. Bisogna riprendere il percorso di un freestyler per capire quello che il freestyler è e per capire come rappa. Io non rappo a macchinetta come un androide, sono molto più emotivo, a volte dico una stronzata, altre una roba pesantissima. Sono spontaneo, tutto qua. E sono passato, secondo me, per la mia spontaneità. Faccio un freestyler diverso da quello che fanno i ragazzi di oggi.
Si ora si lavora molto di wordplay, di incastri…
Il mio freestyler è l’opposto, si basa molto sulla rima diretta, esattamente come si faceva nell’old school. Magari puntando sul flow, che è una cosa che ho sempre curato. A me non interessa che mi parli della Divina Commedia, però se uno pensa che il freestyle è solo quello, non è così. Qualcuno mi ha anche dato dell’ignorante. Ma il freestyle parte proprio da gente che non ha mai studiato un cazzo, in America parte così. Il mio freestyle sicuramente sarà all’antica, io sono un po’ ignorante, però almeno sono un rapper.
L’atteggiamento che hai avuto sul palco al Mic Tyson a cosa è dovuto?
Io mi sono sentito di atteggiarmi in quel modo. Volevo fare capire sia al pubblico che ai freestyler che avevo davanti “tu paura non me ne fai, io sono 20 anni che faccio freestyle. Se oggi tu sei famoso e a me nessuno mi conosce, non me ne frega nulla”. Il mio atteggiamento è stato questo, lo so che è stato un po’ pesante e magari è stato frainteso, ma io volevo solo far capire che nessuno mi faceva paura. Ma anche perché venivo da anni e anni che il freestyle mi dava belle emozioni però che poi quando arrivavo al momento decisivo perdevo. Ero come la squadra di calcio fortissima che perde sempre sul più bello. Quindi mi sono detto “ma sai che c’è, ci vado lì spavaldo” e così ho fatto.
Come hai preso la sconfitta in finale?
Giustissima, ho perso dall’inizio alla fine. Ero stanco morto, il viaggio mi aveva davvero tramortito. Shekkero ha vinto palesemente.
Continui a seguire il freestyle?
Quando capita e quando ho voglia mi seguo le battaglie di freestyle che ci sono oggi. I freestyler attuali sono dei mostri, mando i miei big up a Reiven, Shame, Debbit, Drimer, Frenk, insomma è pieno di freestyler che sono veramente veramente bravi, nonostante io abbia una concezione di freestyle diversa. Il mio preferito è stato, è e sarà sempre Ensi. Per me è stato il più completo e quello che non abbassa mai il livello.
Quando hai capito che la tua musica funzionava?
Io sono sempre stato il rapper della mia città, quello che apriva i concerti a quelli famosi. Quando scendevano Salmo, Marra, Guè, chiamavano me per aprire i concerti. Ero una sicurezza sotto questo aspetto. La traccia che mi ha dato la botta finale di successo è stata “Sangue Catanese”. Ho creato questo mood in cui rappavo in siciliano. Ora tutti i ragazzini nuovi della mia regione mi copiano.
Si può dire che tu sia l’ultimo freestyler che è esploso con le sue canzoni?
Bellissima considerazione… ora che mi ci fai pensare, penso proprio di sì. Non ci avevo mai pensato.
Perché molti freestyler di livello non riescono a ottenere successo attraverso le canzoni?
Bisogna scindere sempre l’arte del freestyle dal fare canzoni. Ma fare freestyle non è un’arte a tutto tondo. Tu puoi essere fortissimo a fare freestyle, ma nel momento in cui fai le canzoni non vali niente. Se non hai il senso della canzone, se non hai quella sensibilità, non vai da nessuna parte. Non bisogna mai accomunare le due cose, perché sono due tipi d’arte diversi.
Qual è la tua battle migliore?
Contro Doppia T, al Tecniche Perfette Regionale Sicilia, faccio un gran minuto.